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giovedì 4 ottobre 2012

Michele Sala raccontato da Eric Hobsmawm

Michele Sala raccontato da Eric Hobsbawm ( tratto da Anni Interessanti) "Mi ricordo la prima visita in Sicilia, nel 1953, quando fui ospitato da Michele Sala, deputato e sindaco di Piana degli Albanesi. La città era una roccaforte rossa fin dal lontano 1893 quando il nobile dottor Nicola Barbato aveva predicato il vangelo del socialismo agli abitanti di quella che allora si chiamava Piana dei Greci da quella roccia - nello sperduto passo montano di Portella della Ginestra - che ancora oggi è conosciutaa come la "Pietra del Barbato". In gioventù lo stesso Michele Sala, che era nato nelle vicinanze, aveva ascoltato la buona novella dalle labbra dell'apostolo. Da allora in poi, con la pioggia o con il sole, in tempo di guerra come in tempo di pace o sotto il fascismo, alcuni pianesi non avevano mai mancato di commemorare il primo maggio con una manifestazione a Portella della Ginestra. Gli eventi del 1947, quando il bandito Giuliano massacrò i partecipanti a questa meravigliosa manifestazione, sono stati splendidamente ricostruiti nel meraviglioso film di Francesco Rosi, "Salvatore Giuliano". Poco tempo dopo dopo l'eccidio, il partito aveva incaricato Sala di farsi carico della difficile situazione di questa parte dell'Isola.IL realismo tipico dei siciliani non gli faceva difetto.In gioventù aveva fatto iscrivere al partito, fra gli altri, anche Giuseppe Berti, he nell'era del Cominter sarebbe diventato un comunista di spicco e che allora studiava a Palermo. Il suo trucco era di avere scelto un'ottima posizione strategica per l'ufficio del partito socialista: un appartamento di fronte ad un bordello, in modo di potere arruolare potenziali reclute che, uscendo dalla casa di piacere con animo rilassato, sarebbero stati più disponibili di ascoltare la propaganda rossa. Questo suo realismo si era poi unito alla esperienza politica maturata durante i vent'anni di esilio a Brooklin, dove aveva imparato l'inglese abbastanza bene da spiegarmi perchè mai stava riempiendo di costruzioni la periferia della città ( "lotta guys need jobs - un sacco di gente ha bisogno di lavorare", mentre la percorrevamo in lungo ed in largo a bordo della sua auto di rappresentanza, salutando cittadini a destra e a sinistra (" In this town i know who I gotta say hello to!" - in questo paese so chi devo salutare!"... L'inglese bolognese " Mi venne poi mostrato il cimitero, o meglio la necropoli dei Matranga, degli Scirò, dei Barbato dei LoJacono e delle altre famiglie cristiane albanesi che erano emigrate in Italia meridionale ed in Sicilia nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo. Tutte le lapidi moderne, grandi o piccole che fossero, avevano la fotografia del defunto. La morte era sempre presente a Piana , era una realtà mai dimenticata e sentita con rispetto. In quella cittadina vidi un aspetto del costume tradizionale che era ancora dato per scontato e cioè le donne, vestite di nero, che stavano sedute in silenzio sulla strada, ma sempre con il viso rivolto verso l'interno della casa. Stavamo camminando lungo un lato della piazza - gli anticomunisti ed i m afiosi camminavano dall'altro lato- quando mi fermò per un istante: "non dire a nessuno qui che sei un inglese" mi avvisò: "Ci sono persone che se lo sapessero non sarebbero affatto contente di vederti assieme a me. Gi ho detto che vieni da Bologna." Era abbastanza logico: anche in Sicilia si sapeva che Bologna era rossa ed era quindi naturale che un comunista venisse a far visita ad un suo compagno. C'era soltanto un particolare che non capivo: eravamo stati insieme tutto il giorno parlando in inglese ad alta voce. Sala, che conosceva la sua gente, fugò i miei dubbi. " E come fanno a sapere che lingua parlano a Bologna?" In effetti, una novantina di anni prima, poco dopo l'unificazione dell'Italia, era successo proprio questo: nel 1865, i primi maestri inviati dal nuovo regno per insegnare ai bambini siciliani l'italiano di Dante erano stati scambiati per inglesi. Sotto questo aspetto, nello entroterra siciliano la situazione rimase immutata fino alla diffusione dei programmi televisivi nazionali. .......... In Italia, un'altra reliquia del passato era anche il rispetto pubblicamente tributato agli intellettuali ed il ruolo ad essi attribuito. Non riuscirei ad immaginare nessun altro paese europeo dove un noto intellettuale come Bruno Trentin - che proveniva da una famiglia di accademici antifascisti emigrati - sarebbe potuto diventare un leader di uno dei principali sindacati dei lavoratori dell'industria e poi della più grande confederazione sindacale nazionale."

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