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giovedì 4 ottobre 2012

1943

Nel luglio del 1943 avevo appena sette anni ed in un pomeriggio caldissimo stavo appoggiato tra le gambe di mio padre seduto sotto un albero di mandorlo. All'albero era appesa una sacca con del pane. Di fronte a noi stava la grotta dove eravamo ricoverati sfollati da Agrigento bombardata dal mare da una innumerevole quantità di navi da guerra di tutte le dimensioni. M io padre era inquieto e mi intimò di rientrare nella grotta dove stava mia madre incinta ed in attesa un bambino da un giorno all'altro. Io resistevo perchè nella grotta il caldo era terribile e sapeva di umido. Mio padre mi mollò uno schiaffo e I riuluttante, obbedii. Ad un tratto sentimmo l'aria lacerata da una rumore insolito, sinistro. Una sorta di trictrac agitato a tutta velocità. Non fac emmo in tempo ad alzare gli occhi che una pietra rossa era caduta tra le gambe di mio padre proprio nel posto dove io ero seduto dopo avere colpito la sacca del pane sbriciolandola. Mio padre prese in mano la pietra ma la dovette buttare subito. Si trattava di un pezzo di ferro incandescente dal peso approssimativo di almeno un chilo! Se m i fosse caduto addosso mi avrebbe certamente fatto molto male. Forse mi avrebbe ucciso! Due o tre notti dopo fummo svegliati da un rumore sordo persistente. Era una interminabile fila di soldati che ci passavano vicinissimi proprio a pochi metri sfruttando un vecchio sentiero. Passarono per ore ed ore fino a quando cominciò ad albeggiare. Io fui allontanato dalla grotta dove mia madre stava dando alla luce mio fratello Fortunato. Era il 10 luglio 1943

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